E' questa l'era della globalizzazione, dell'integrazione economica, del libero commercio, della diffusione su scala planetaria dei media televisivi ed informatici che propongono immagini carezzevoli o crude, reali o virtuali, a seconda delle scuole di pensiero, ma comunque visibili ed accessibili ad ogni latitudine.
Ciò nonostante, miliardi di individui che non hanno la fortuna di nascere e vivere in Paesi ricchi, si confrontano quotidianamente con difficoltà di vario genere e natura, il più delle volte insormontabili, per adeguarsi allo standard di benessere proposto dal mondo occidentale.
E' questo il leit motiv del libro, più che mai attuale e oggi come oggi vivificato dalle cancellerie diplomatiche o dalle "piazze", ambedue alla ricerca della panacea che risolva i mali che affliggono l'umanità.
"La popolarità politica dei muri persiste", esordiscono gli Autori nell'introduzione del volume "tuttavia la loro natura e le minacce che essi devono fronteggiare sono mutate. I nuovi muri non servono a tenere gli individui entro confini o a respingere gli eserciti, devono fungere da deterrente per gli indesiderati".
La mobilità degli individui come fattore caratterizzante del nostro futuro dunque, è tema che gli Autori, docenti preso la Reed e la Harvard University, raccogliendo il contributo di scienziati, storici, geografi e politici di entrambe le sponde dell'Atlantico, hanno sapientemente miscelato proponendo al lettore un'ampia panoramica delle procedure, delle politiche e delle conseguenze derivanti dalla costruzione di un "muro intorno all'Occidente".
Uno dei punti focali del testo è la caratterizzazione dei controlli frontalieri di Stati Uniti ed Unione Europea, trattata in una prospettiva storica e comparativa (Parte I). I confini dell'Unione Europea vengono inseriti in un più ampio quadro di trasformazioni ed integrazioni istituzionali (area Schengen) tra i diversi Paesi membri, che non ne impediscono, tuttavia, una evidente permeabilità, come dimostrato dai costanti flussi migratori clandestini provenienti dall'area orientale e meridionale del globo. Tuttavia gli apparati istituzionali sono molto presenti nella vita quotidiana degli stranieri, con regole e controlli sulle comunità ed etnie di varia origine.
Negli Stati Uniti, invece, Stato "singolo" cui, secondo gli autori, la distanza geografica dall'Europa impedisce fisicamente di unirsi se non nella sola prospettiva di intenti politici e diplomatici, i controlli dei confini territoriali sono, potremmo dire, meno virtuali di quelli europei, materializzandosi effettivamente sotto forma di palizzate, luci, apparecchiature di sorveglianza altamente sofisticate. In questo consiste, sostanzialmente, il differenziale con l'Unione Europea, cui si aggiunge una minore visibilità dell'Autorità nella vita quotidiana e sul posto di lavoro degli stranieri.
La Parte II del volume analizza l'esperienza degli Stati Uniti nel controllo frontaliero, con particolare riguardo alla Florida meridionale ed al flusso migratorio proveniente dall'area caraibica, al maggior dinamismo assunto dal confine California-Messico a seguito degli accordi NAFTA, tema trattato anche dalla prospettiva messicana, resa più nitida dal contributo di due funzionari messicani addetti al Servizio Immigrazione.
La Parte III è interamente dedicata ai controlli frontalieri dell'Unione Europea, agli accordi di Schengen, nonché al ruolo di "sentinella" svolto dai Paesi dell'Est europeo nella prospettiva di un allargamento dell'Unione in quella direzione. Un intero capitolo è rivolto alle modalità di controllo dei confini dell'UE ed al traffico di clandestini, ponendo in luce quanto l'intensificarsi dell'illecita attività sia direttamente proporzionale all'irrigidimento delle misure a tutela dei confini.
Il dato più rilevante che emerge dalla lettura dei vari contributi è che le frontiere non verranno eliminate, bensì muteranno il loro significato in senso più restrittivo, assumendo un nuovo ruolo e dando maggiore impulso alla politica territoriale, al rafforzamento dei tradizionali compiti di Polizia nello specifico settore.
Ne consegue che la mobilità degli individui, elemento fondamentale del modello di sviluppo degli ultimi decenni, subirà un giro di vite in nome della domanda di sicurezza sempre più pressante da parte delle società occidentali.
Nella considerazione degli Autori, infatti, a partire dagli anni ‘80 si è assistito ad una progressiva crescita dell'attenzione degli organismi istituzionali sulle modalità di controllo e di vigilanza delle frontiere poiché "quando si tratta di movimento di persone, lo Stato-nazione si riappropria del suo diritto sovrano di controllare i propri confini".
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